PSICOLOGIA DELLA VISIONE
COS’È LA PSICOLOGIA DELLA VISIONE
Gli occhi possono essere considerati una finestra del nostro cervello sulla realtà che ci circonda.
Gli organi di senso veicolano miliardi di informazioni di diversa tipologia in modo simultaneo e su più canali. Ma ciò che avviene non è una pura registrazione di un fenomeno: le informazioni sono sottoposte ad innumerevoli mediazioni, alcune prodotte dal canale percettivo, altre che si verificano nel momento in cui la percezione diventa una sensazione, dotata quindi di una valenza emotiva che ne determina anche l’interpretazione.
E’ quindi facilmente intuibile quanto la percezione degli stimoli che provengono dal mondo che ci circonda e che attraverso gli occhi sono prima intercettati, poi categorizzati, poi interpretati, vari in continuazione in funzione di aspetti non solo oggettivi, concreti (la realtà fenomenologica che ci circonda), ma anche soggettivi, vengono cioè vissuti da ognuno di noi in modo totalmente personale.
di cosa si occupa lo psicologo della visione
Nel corso dell’evoluzione l’essere umano ha privilegiato l’udito e la vista, mettendo via via in secondo piano l’olfatto, più sviluppato in altre specie animali. Il cucciolo dell’uomo alla nascita si avvale inizialmente del tatto e della sensazione che ne riceve attraverso la bocca (oralità del neonato), la vista non ha raggiunto ancora lo sviluppo completo e i complessi meccanismi visivi giungeranno a compimento solo dopo gli otto anni, a volte al volgere dell’infanzia. La crescita anatomica dell’occhio continua tuttavia fino all’età adulta. Il canale visivo diviene via via sempre più importante. Numerose ricerche hanno dimostrato che si fa maggior affidamento alle informazioni ricevute tramite il sistema visivo ed evidenziano la prevalenza che attribuiamo alla vista.
La psicologia della visione si occupa dei meccanismi neurofisiologici che sottendono alla visione, senza tralasciare – ed anzi preoccupandosi di comprendere – le variabili che influenzano la percezione visiva: alcune di natura fisiologica, altre attinenti la sferapsicologica quali gli interessi, i bisogni, l’esperienza pregressa che impronta fortemente aspettative e fiducia, lo stato emotivo quale tratto caratteristico dell’individuo e quello invece determinato dal contesto o dalla situazione, la personalità, solo per citarne alcuni. Anche le variabili di natura sociale entrano in gioco in maniera più pervasiva di quanto ci è dato di intuire: la cultura dominante, gli scontati, i preconcetti. Lo psicologo della visione dunque è attento alle teorie e alle tecniche della psicologia della Gestalt (o della psicologia della forma), più vicine alla psicologia sperimentale, alla psicologia cognitiva, ma anche alla psicologia psicodinamica.
Allo Switzerland Eye Research Institute lo psicologo della visione affianca il team composto da oftalmologo, oftalmochirurgo, ortottista, ottico optometrista ed infermiere nella comprensione del paziente e delle sue esigenze affinché il processo diagnostico e l’indicazione terapeutica non si limiti agli aspetti manifesti (visus, refrazione, patologie oftalmiche in corso o pregresse, ecc.), ma tenga conto anche di quelli meno evidenti ma molto potenti, e che tanto influenzano la motivazione e la soddisfazione del paziente, che attengono alla sua sfera emotiva e al contesto sociale di cui fa parte.